Deidrogenazione
Con i bagni di zincatura acidi, vi sono dei problemi sia per gli acciai ad alta resistenza alla trazione (>=10.9) che per gli acciai per molle: durante la zincatura, atomi di idrogeno attaccano la superficie dell'acciaio e reagiscono con la sua struttura chimica, creando delle lacune.
Con l'andar del tempo, tali atomi si insediano nei vuoti creati e continuano ulteriormente a reagire con l'acciaio e con altri elementi chimici presenti nell'ambiente: poco per volta la struttura meccanica dell'acciaio stesso viene modificata da questa azione, che creando vuoti microcavità e cricche determinano l'infragilimento dell'acciaio, invisibile dall'esterno.
Quando i pezzi di acciaio (ad es.le viti) vengono montati e posti in condizione di lavoro, le sollecitazioni meccaniche cui i pezzi sono soggetti determinano disastrosi cedimenti improvvisi, che ad esempio portano alla rottura del gambo delle viti o al distacco della loro testa; i pezzi maggiormente interessati a questo fenomeno sono solitamente le viti, in quanto su di esse gravano sollecitazioni di trazione e taglio. I componenti deformabili, invece, vedono ridotta in grande misura la loro elasticità e, quando sono sottoposti a compressione, torsione o allungamento si spezzano in più parti senza preavviso alcuno.
Visti i risultati di questo fenomeno, noto da tempo, si è studiato e sperimentato con successo che il modo più efficace di combatterlo è quello di effettuare - subito dopo il trattamento di zincatura - la cottura dei pezzi, a temperature comprese fra 180°C e 200°C per una durata di tempo variabile, a seconda della forma dei pezzi stessi, all'interno di appositi forni; tale processo elimina *per evaporazione* gli atomi di idrogeno, scongiurando i pericoli suddetti.
Resta sempre però un certo livello di rischio residuo: anche effettuando la deidrogenazione a regola d'arte, non esiste l'assoluta certezza di essere al riparo dei pericoli dovuti ad infragilimento da idrogeno.